Ultimamente si parla molto di sicurezza alimentare, ma esattamente che cosa vuol dire?
Con questo termine si intende la possibilità di garantire in modo costante un apporto di cibo sano e nutriente alle comunità; un concetto strettamente collegato a quello di biodiversità, poiché la diversità intraspecifica e interspecifica delle colture è un elemento di enorme importanza per ridurre tutti i rischi che concorrono alla sicurezza alimentare.
L'esempio dell'azienda agricola Ruralia in questo caso è emblematico. Ruralia nasce come un conservatorio botanico incentrato principalmente sui frutti minori, su particolari specie orticole e sulle erbe spontanee. L’azienda nasce nelle campagne tra Lecce e Monteroni grazie alla volontà di Francesco Minonne, biologo ed esperto di biodiversità, e di sua moglie Loredana Mustich.
Il progetto BiodiverSO Veg è stato in visita da Ruralia per analizzare principalmente due varietà locali: il 'Carciofo nero leccese', che rientra tra le varietà coltivate e il 'Radicchiello' (Crepis setosa Haller f.), che rientra invece nelle specie selvatiche.
Il primo è un carciofo tradizionalmente coltivato nel leccese. La pianta è molto rigogliosa con foglie e fusti alti. I carciofi presentano brattee di colore violaceo molto scuro, la pianta produce dagli 8 ai 10 capolini poco compatti.
«Un aspetto molto importante - ci racconta Francesco Minonne - è la sua resistenza alle arvicole che rappresentano dei veri e propri nemici dei carciofeti»; questi piccoli roditori infatti sono in grado di decimare le piante di carciofo poiché rosicchiano le loro radici direttamente nel suolo. Tra le tante varietà coltivate a Ruralia molte delle quali tradizionali, l'unica a non essere stata colpita dalle arvicole è proprio il 'Carciofo nero Leccese'.
Francesco Minonne sta avviando all'interno della sua azienda un particolare esperimento che consiste nella propagazione di specie selvatiche, che agevola lasciando alcune specie domestiche - come il finocchio e la cicoria – libere di arrivare a fioritura, propagarsi e spargere i propri semi sul terreno. Il risultato visibile nelle generazioni successive è la perdita di alcuni caratteri gentili, per avvicinarsi sempre di più ai propri progenitori selvatici.
Tra queste specie, di particolare interesse risulta essere un radicchio selvatico (Crepis setosa Haller f.) conosciuto come 'Radicchiello': «le misticanze, ovvero le erbe eduli, rappresentano un interessante elemento di multifunzionalità all'interno dell'azienda. Quando ho acquistato questa campagna, la cicoria selvatica non era presente. Quindi ho cominciato ad attuare un processo di rinselvatichimento, grazie al quale ho avuto la possibilità di ampliare moltissimo la biodiversità delle erbe presenti», ci racconta Francesco. «Il 'Radicchiello' nasce selvatico, ma si presta moltissimo alla coltivazione perché in annate particolarmente piovose, quindi molto vicine a condizioni di irrigazione, è diventata una pianta di tutto rilievo dal punto di vista della produttività e della bontà del prodotto».
Il 'Radicchiello' rientra inoltre nelle piante tradizionalmente raccolte e utilizzate per preparare le “Foje mbische” cioè “foglie mischiate”, una prelibata ricetta che si prepara con alcune decine di specie selvatiche, ben dosate tra loro.
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