Bio Solequo è una cooperativa impegnata nella coltivazione e valorizzazione di varietà orticole locali, nella promozione del commercio equo e solidale, nel turismo rurale e in attività di divulgazione a favore di cittadini e scolaresche. In terra di Ostuni (BR), dagli orti medioevali del centro storico sino alle zone rurali (la principale in contrada Cervarolo), il progetto della cooperativa Bio Solequo si è sviluppato gradualmente portando tanti buoni frutti biologici e di qualità.
Gli orti comunali di Ostuni sorgono sui resti di un antico villaggio messapico risalente al V-IV secolo a.C. Le prime tracce documentate della loro esistenza risalgono al XII-XIII secolo. La destinazione agricola dell’area è testimoniata dalla trama di terrazzamenti che sorgono oggi sui resti di capanne e dislivelli preesistenti. Al loro interno si trovano depositi e cisterne per il recupero dell’acqua piovana, mentre i confini sono segnati da canalizzazioni e muretti a secco.
Nel 2014 ha preso concretamente avvio il progetto e l’impegno di Solequo nel ridare vita agli orti, portato avanti con passione e determinazione da Antonio Capriglia. Non è stato semplice cancellare gli anni di abbandono di quella fascia della città che era diventata un accumulo incontrollato di rifiuti, sterpaglie, sbancamenti e costruzioni. La riqualificazione ha imposto lo studio del terreno, quello della profondità dei pozzi, la pulizia dei canali e dei depositi. Questo lavoro ha incontrato il recupero di antiche varietà orticole locali coltivate con metodo biologico e ha visto ritornare, in quella terra improduttiva e degradata, le ricchezze dei contadini di una volta, scandite dalla stagionalità naturale dei prodotti, dai loro sapori unici e dalle tradizioni.
I valori sostenuti quotidianamente dalla cooperativa hanno investito tutti gli altri terreni da essa coltivati, giungendo in poco tempo alla messa a punto di veri e propri campi di coltivazione, sperimentazione e conservazione di ortaggi autoctoni. Così, il lavoro di Solequo ha cominciato a intersecarsi con quello di altri enti di formazione e di ricerca coinvolti in importanti attività a tutela e valorizzazione della biodiversità. È il caso dei due progetti di ricerca sulla Biodiversità delle Specie Orticole pugliesi: BiodiverSO Karpos, di cui Solequo è partner, e BiodiverSO Veg, per il quale Solequo svolge attività di conservazione in situ.
In questa nuova fase, il lavoro è reso più agevole dalle esperienze maturate nel precedente progetto BiodiverSO quale azienda custode. Riguardo alle varietà orticole da frutto, attualmente Solequo svolge un ruolo di supporto per le attività di individuazione e collezione di nuovo materiale riproduttivo nelle province di Bari e Brindisi. Provvede a realizzare e gestire in campo la caratterizzazione di nuove Risorse Genetiche Vegetali (RGV) di pomodoro, melone immaturo, peperone, melanzana e fagiolino oltre che a realizzare e seguire, in appositi campi sperimentali, le valutazioni dei risultati agronomici e produttivi su RGV di melone immaturo, pomodoro e peperone. Per il progetto BiodiverSO Veg, invece, la cooperativa è impegnata nella conservazione in situ di varietà locali di carciofo, cavolfiore, cavolo cappuccio, cavolo broccolo, cicoria, finocchio, sedano, lattuga e bietola, per un totale di 15 RGV. Infine, con particolare riferimento alla conservazione, Solequo si occupa dell’organizzazione di eventi territoriali con l’obiettivo di divulgazione dei risultati di progetto.
In questa stagione, nei campi catalogo di Solequo si può constatare la presenza di ben 6 RGV di pomodoro (‘Regina di Torre Canne’, ‘Regina di Francavilla’, ‘Cerato’, ‘Fiaschetto di Torre Guaceto’, ‘Giallo-arancio di Crispiano’, ‘Molese’), 7 RGV di peperone (‘Cornaletto di Ostuni’, ‘Cornaletto di Francavilla’, ‘Cornaletto leccese’, ‘Piccante a naso’, ‘Ziffirino di Ostuni’, ‘Diavolicchio dolce’, ‘Spnedda di Carovigno’), 7 RGV di melone immaturo (‘Carosello di Manduria’, ‘Carosello leccese striato’, ‘Carosello mezzo lungo di Polignano’, ‘Meloncella bianca’, ‘Meloncella nera’, ‘Meloncella fasciata’, ‘Barattiere’), 1 RGV di melanzana (‘Bianca di Francavilla’), 2 RGV di melone (‘Gaghiubbo’, ‘Minna de monaca’). Questa numerosa biodiversità si arricchirà molto presto di ulteriori RGV che si sta provvedendo a recuperare, tra cui la ‘Melanzana Violetta di Ostuni’, il ‘Melone fedd fedd’ e il ‘Pomodoro di Manduria’.
Nonostante oggi l’accesso all’acqua sia più semplice che in passato, Antonio non perde occasione di ricordare che quei campi non avrebbero mai potuto dare tanti buoni frutti senza l’ausilio di questo prezioso bene. Per questo, ogni volta che accoglie i visitatori, oltre ad illustrare la storia e le caratteristiche delle coltivazioni, descrive accuratamente le tecniche e gli accorgimenti utilizzati per prevenire lo spreco della risorsa idrica.
Nel caso particolare del pomodoro, ad esempio, le tecniche “tradizionali” di aridocoltura sono state implementate con accorgimenti “moderni”: nel terreno vengono realizzate dapprima fossette ad imbuto al fine di aumentare il volume di suolo disponibile per la pianta; alla base del fosso è adagiata una “pala” di fico d’india tagliuzzata, quindi del compost e infine del terreno stesso. Le piantine di pomodoro vengono poi seminate o trapiantate con l’apparato radicale ben al di sotto del piano di campagna per favorire lo sviluppo di radici capillari alla base del fusto a seguito delle periodiche rincalzature e aumentarne la capacità di esplorazione alla ricerca delle riserve idriche. La pacciamatura, inoltre, è l’altra tecnica che viene abbondantemente adoperata per contenere l’evaporazione superficiale del suolo.
Quest’anno, dopo un’iniziale fase di stress da trapianto, sul quale si sono abbattute anche piogge e temperature non esattamente in linea col periodo e con le esigenze delle colture estive, le piantine sembra siano finalmente attecchite molto bene. Cominceranno molto presto a dare i frutti sperati che, come sempre, saranno “raccolti” e diventeranno oggetto di studio e aggiornamento da parte dei progetti.
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