Il 19 agosto scorso è stato pubblicato sulla rivista Horticulturae l’articolo “The Conservation Varieties Regime: Its Past, Present and Future in the Protection and Commercialisation of Vegetable Landraces in Europe” (“Il regime delle varietà da conservazione: i suoi passato, presente e futuro per la protezione e la commercializzazione delle varietà orticole in Europa”, Didonna et al. 2024), un lavoro di ricerca che parla della biodiversità orticola europea e di come preservarla per le generazioni future.

In particolare, nell’articolo analizziamo il regime delle varietà da conservazione, introdotto in Europa nel 1998 (Dir. 98/95/CE) per commercializzare le varietà minacciate da erosione genetica, che non soddisfano pienamente i criteri di distinguibilità, uniformità e stabilità (DUS) richiesti per la registrazione nel Catalogo Comune Europeo.

Dall’analisi pubblicata emerge un quadro non propriamente positivo: a distanza di 25 anni dall’introduzione del regime delle varietà da conservazione, nel 2023 risultavano registrate solamente 191 varietà da conservazione in tutta Europa, meno di un centesimo (0,88%) di tutte le varietà registrate nel Catalogo Comune delle varietà di specie orticole (21.593 varietà). I Paesi più rappresentativi sono Spagna e Italia, che hanno registrato, rispettivamente, 57 e 43 varietà.

Di queste ultime, solo Toscana (22 varietà registrate), Piemonte (8), Veneto (5), Lombardia e Sardegna (3), Sicilia e Emilia-Romagna (1), hanno registrato varietà da conservazione negli ultimi 25 anni.  La nostra regione, invece, nonostante la ricchezza di biodiversità orticola e la necessità di avvalersi di meccanismi di tutela, conservazione e promozione delle varietà autoctone a rischio di estinzione, non ha ancora registrato nessuna varietà da conservazione.

Nell’articolo, dunque, ci interroghiamo sulle possibili ragioni dello scarso impatto di questo regime sul mercato sementiero europeo e sulle scelte degli agricoltori. Tra le ragioni principali, abbiamo individuato requisiti per la registrazione ancora troppo severi, difficoltà nel reperimento di informazioni che attestino il legame storico e tradizionale delle varietà con la loro zona di origine e, in generale, una mancanza di informazione tra gli agricoltori. Spesso, infatti, il regime delle varietà da conservazione è visto più come una minaccia che come un’opportunità: le limitazioni all’autoproduzione, i limiti quantitativi alla commercializzazione e il divieto di vendita dei semi al di fuori dell’areale di origine spesso preoccupano i soggetti potenzialmente interessati.

A tal proposito, la Commissione Europea ha pubblicato il 5 luglio 2023 la Proposta di Regolamento 2023/0227 (COD), che punta a semplificare le procedure di iscrizione delle varietà a rischio di estinzione al regime delle varietà da conservazione. Nella Proposta, inoltre, la Commissione sembra prendere una posizione decisa anche riguardo ai diritti degli agricoltori, ammettendo il libero scambio di semi tra gli stessi e incrementando l’area di commercializzazione delle varietà da conservazione dalla sola zona di origine all’intero territorio europeo. D’altro canto, il Consiglio Europeo, il 18 giugno 2024, è sembrato prendere le distanze da tale proposta, in quanto teme possa indebolire il sistema sementiero commerciale e creare un canale secondario di accesso al mercato sementiero europeo per varietà commerciali che non soddisfano i requisiti DUS. 

La partita è ancora aperta: nei prossimi mesi proseguirà il confronto tra le delegazioni interessate (ditte sementiere, associazioni di categoria, etc.) e gli organi di governo europei. Nel frattempo, vi invitiamo a leggere la rassegna, pubblicata sulla rivista Horticulturae e disponibile in open access al seguente link: https://www.mdpi.com/2311-7524/10/8/877.


Condividi questa pagina