Dopo la presentazione dell’aspraggine volgare, proseguiamo la nostra rassegna sulle schede descrittive delle Asteraceae, per scoprire e per illustrarvi due piante sorelle che, in realtà, in fase adulta si somigliano poco, ossia il boccione maggiore e il boccione minore. Si può affermare che tutte le province pugliesi ne condividono raccolta e utilizzo, promuovendo entrambe a bandiera della fitoalimurgia regionale.

Di queste piante ne abbiamo parlato frequentemente nei precedenti post e articoli, fornendo informazioni storiche, etnobotaniche e gastronomiche delle piante.

Se diciamo a un ortolano raccoglitore barese che vogliamo acquistare la “cequaire all’ammérse”, lui saprebbe come accontentarci immediatamente; oppure, se facessimo una gita a Manduria (TA) e chiedessimo a un ristoratore esperto di verdure locali di proporci un’insalata fresca da consumare in companatico, probabilmente ci risponderebbe così: “Zzanguni e cristoli a nsalata - cu llu pani fattu a casa - ti fannu passari na bona sirata” (“Grespini e boccioni in insalata - con il pane fatto in casa - ti fanno passare una buona serata").

Di quali specie stiamo parlando esattamente?

Nel primo caso, del boccione maggiore, ovvero Urospermum dalechampii (L.) F.W. Schmidt, noto anche come lattugaccio o amarago. Il nome dialettale è abbastanza eloquente: a prima vista potrebbe sembrare una cicoria, grazie alla forma lanceolata e alla consistenza delle sue foglie. La sua vera identità viene però rivelata quando si recide la pianta, in quanto le foglie si incurvano, tanto da somigliare ad un polpo arricciato.

Se la pianta non viene mondata, l’aspetto della giovane rosetta basale potrebbe trarci in inganno a causa della somiglianza anche con la radicchiella (un gruppo di erbette edùli) per via dei segmenti laterali delle foglie, profondamente incisi e che toccano la nervatura centrale. In realtà, da un’analisi più attenta e approfondita, la radicchiella si distingue dal boccione maggiore principalmente per la superficie glabra e per una minore consistenza.

Ad ogni modo, non vi è pericolo di confusione con specie tossiche e la raccolta può svolgersi in tranquillità.

Sul lato estetico, il boccione maggiore spicca per la sua particolare fioritura, che rende tale pianta piuttosto distinta rispetto ad altre Asteraceae dai fiori gialli e ligulati: i capolini sono grandi, di un giallo chiaro, limonato, ma con presenza di pigmenti purpurei sul lato esterno delle ligule.

Nel secondo caso, ci riferiamo invece al boccione minore, ossia Urospermum picroides (L.) Scop. ex F.W.Schmidt, altra (e ultima) pianta appartenente al genere Urospermum.

Nonostante l’epiteto “minore”, questa specie di boccione è in realtà più invasiva della sorella “maggiore”, tanto è vero che è facile ritrovarla perfino tra le fessure dei marciapiedi e ai lati delle strade, condividendo spesso il ridotto spazio a disposizione assieme al compagno d’insalate per eccellenza, ovvero il grespino.

Le foglie della rosetta basale del boccione minore sono più espanse del boccione maggiore, hanno un margine meno inciso, o comunque con incisioni meno definite e più frastagliate, e una forma spatolata. Inoltre, il picciòlo è spesso tinto con tonalità rossastre, ma questa caratteristica è incostante.

Nota anche come “crestalle” o “cristoli”, nelle primissime fasi fenologiche risulta praticamente indistinguibile, nella morfologia fogliare, dal boccione maggiore. Bisogna infatti attendere il pieno sviluppo della rosetta basale per differenziare le due specie.

Entrambi i boccioni si consumano alla stregua della cicoria, anche se il minore lo si può apprezzare maggiormente crudo per la preparazione di insalate fresche, ricche e variegate. Dopo tutto, il proverbio salentino citato prima non fa altro che confermare questa modalità di utilizzo. 

Per osservare più in dettaglio le caratteristiche morfologiche delle piante, in allegato trovate le loro schede descrittive.

Buona consultazione!