La Cerinthe major L.  o "erba tortora" o "succiamele" (da non confondere con l’orobanche – Orobanche crenata L., pianta edule parassita delle Leguminosae) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Boraginaceae tipica dei coltivi, come uliveti e agrumeti soprattutto se umidi, che spicca per i suoi caratteri morfologici del tutto particolari: le foglie, ellittiche e amplessicauli (cioè prive di picciòlo e che avvolgono direttamente il fusto) sono facilmente riconoscibili grazie alla loro variegata colorazione blu-verde, unita alla presenza di macchie grigiastre omogenee lungo la nervatura centrale che sfumano in piccole chiazze puntiformi sul resto della superficie fogliare. A maturità, emette dei fusti carnosi che terminano con un’infiorescenza composta da grappoli di fiori tubulosi gialli e viola.

Il nome del genere Cerinthe deriva dalla fusione di due parole greche: keros (cera o miele) e anthos (fiore), proprio ad indicare la ricchezza di nettare contenuto nel fiore e che lo rende particolarmente prezioso e appetibile dalle api. La specie major serve a distinguerla dalle specie che presentano un’infiorescenza più piccola.

Le parti commestibili risiedono nelle foglie, nei fusti e nei teneri scapi fiorali. Probabilmente, è proprio dalla suzione di questi organi della pianta che deriva il nome dialettale Sucamèl che le è stato attribuito a Vico del Gargano (FG), con cui tradizionalmente si succhia la sua dolce linfa. I fusti croccanti sono un ingrediente ideale per arricchire le insalate di inizio primavera, alternativamente alla portulaca che invece impreziosisce i freschi piatti estivi. Le corolle gialle dei suoi fiori e le brattee fogliari blu e viola donano alla pietanza una vivacità di colori particolarmente apprezzabile. È una pianta che in Puglia è tradizionalmente legata agli agrumicoltori del Gargano che usavano consumarla cruda assieme alle arance tipiche della zona, come l’Arancia Bionda del Gargano a marchio IGP.

Il suo consumo è segnalato anche nell’agro di Biccari (FG), un piccolo Comune dei Monti Dauni particolarmente vocato alla coltivazione dell’ulivo dove è nota come "campanella": come testimoniano i contadini locali, qui vi era l’abitudine di succhiare i suoi dolci fiori assieme al fusto della pianta durante le operazioni di potatura dell’ulivo.

La pianta contiene polisaccaridi come mucillagini e gomme, note per le loro proprietà lenitive, lassative e ipocolesterolemizzanti. Come tutte le fibre, rallentano l’assorbimento del glucosio, modulando positivamente il metabolismo degli zuccheri.